Gianluca Braschi

È nato ed è sempre vissuto a Cesena (FC) fin dal lontano 7 giugno 1962: ciononostante risulta immigrato due volte. La prima volta, perché al momento della sua nascita i genitori avevano ancora residenza a Sogliano al Rubicone (FC) (comune di origine del padre); la seconda, perché, avendo acquistato un immobile a Rimini, aveva per pochi mesi lì preso la residenza. Sono due episodi del tutto insignificanti della sua vita, ma che lui ama citare per sostenere – probabilmente a torto – che nessuno è completamente oriundo di un solo posto. In effetti, pur essendo un romagnolo purosangue, nel 1986 si è laureato in Lettere all’Università di Roma “La Sapienza” con una tesi di Storia della Lingua Latina su Seneca e sempre a Roma ha lavorato dal gennaio 2003 all’ottobre 2004 all’Archivio della Camera dei Deputati. Si è, infatti, Diplomato in Archivistica nel 1987 a Bologna presso l’Archivio di Stato e, dopo alcune brevi esperienze nel mondo della scuola e in quello dell’informatica bancaria, ha sempre prestato servizio in quel settore lavorativo affatto insondabile, irrazionale e superfluo comunemente indicato con l’espressione ‘il mondo degli Archivi’, finendo per diventare nel 2000, mentre era in viaggio in Svezia e faceva benzina a un distributore di Vadstena (ma i due eventi non sembrano essere correlati), del tutto inopinatamente il Direttore dell’Archivio di Stato di Rimini, incarico che a tutt’oggi, per quanto malamente, adempie. Ha iniziato a scrivere a 11 anni alcuni versi che ora ha completamente cestinato o relegato, come meritavano, in vecchie agende in cantina. Negli anni liceali e universitari ha lavorato a una raccolta che, molto genericamente, ha intitolato “Lasse (1976-1989)”. Dal 1990 al 1994 ha lavorato a una raccolta di 125 sonetti (il numero è – più o meno – quello delle “Fleurs du mal” di Charles Baudelaire, a lui molto caro, ma non sa se ha contato bene) che ha intitolato con un eccessivo sforzo di fantasia “Dissonetti”, prediligendo, data la sua proverbiale pigrizia, la forma del sonetto anche per la sua brevità. Dopo un lungo blocco della scrittura, dovuto a non si sa che, – ma nei momenti di sconforto è stato sentito dire che Eschilo, Charles Baudelaire, Eugenio Montale e Marcel Proust non gli hanno lasciato più niente da dire – ha reiniziato di controvoglia a prendere appunti nel 2001 per le sue “Insonnie & Vaniloqui”. Nel campo del teatro ha scritto a 12 la sua prima commedia per poi passare – per una recita teatrale scolastica – a “Il Rimedio” (originariamente scritta in greco, cosa di cui sarebbe ora completamente incapace). Da allora ha scritto e riscritto una lunga commedia dal titolo “Qualsivoglia” e altri brevi pezzi per bambini e un libretto d’opera dal pretenzioso titolo “La mortificazione del Genio”. La scrittura teatrale riesce ancora a divertirlo, mentre, pur essendo un esagerato cinefilo, riconosce la sua completa e irrimediabile imperizia come sceneggiatore. Ha come l’impressione di avere già mentalmente scritto nei dormiveglia dai 5 ai 35 anni (“si spendea di me la miglior parte”) tutte le sue opere e di trascrivere ora, ma solo di tanto in tanto per non affaticarsi, da questo archetipo mentale tutti i suoi testi. Non ha ben chiara, forse, la differenza fra il poema fantastico che ha di dentro e la ben più semplice realtà della sua assai limitata e quotidiana commedia umana.

 

Il suo universo mentale — l’ha sempre saputo, ma se ne rende conto quest’oggi soltanto, con un certo grado di chiarezza, — è una losanga informe, delimitata (se così si può dire) sui quattro lati da Jorge Luis Borges, Milan Kundera, Éric Rohmer e Federico Fellini. All’interno un caos programmato nella forma di un ‘attrattore strano’ indescrivibile a parole, ma, per lo meno, in quel vociante putiferio si distinguono fra i più le parole di Eschilo e Baudelaire, Apuleio e Verlaine, Dante e Cervantes, Shakespeare e Poliziano, Montale e Leopardi, Catullo e Dostoevskij, Goethe e Goldoni, Ariosto e Hemingway. In sottofondo la colonna sonora è un faticoso progetto ad otto mani di Stravinskij, Vivaldi, Bach e Lizst. Non sa che altro.