«Quelle assurde promesse che non sai
mai mantenere» mi dicevi «e i giorni
che butti al vento, l’estro giramondo,
i discorsi scoscesi (ormai frastorni
nessuno con certezze che non hai)
su cui ti arrampichi al domani suonano
tante campane e crepi dal profondo
scontento a cui soccombi. Tuonano
per te gli squilli mai rocambolesca
di una resa?» «Ma i cinque piani, il fiume
sornione di battelli e ponti e tresca
delle piscine galleggianti?» – penso.
(Il gioco è troppo breve e spento il lume,
l’edificio dei cuori è un Ade immenso).