My strange relationship
Can’t live with you, can’t live without you
What it’s all about? Do you know?
—Prince
È stato l’altra sera che per caso
appena il mio telefono è squillato
(vi ho scorto già il tuo nome)
in quell’infinitesimo intervallo
(affatto impercettibile,
ma pure che esiste davvero)
nel solco fra il silenzio e la parola
(prima di dire Pronto?)
è scaturito un pensiero stupendo
(ed insieme terribile)
mai pensato finora, spaventoso.
Da solo si è insinuato
di soppiatto fin dentro l’interstizio
fra il piano del sensibile e l’eterno
(e mi ha colto del tutto
impreparato; anche indifeso, forse):
prima come un rigagnolo,
ma, poi, cascata dal fragore assurdo
nell’altro dei mondi là dove
il secolo è solo un secondo
e un attimo dura per anni.