La solitudine è come una pioggia
contro le sere sale su dal mare;
dai piani i più lontani, i più remoti
arriva al cielo che sempre l’accoglie:
dal cielo cade, poi, sulla città.
Piove quaggiù nell’ora del crepuscolo,
quando al domani volgono le vie,
quando i corpi, che niente hanno trovato,
tristi e delusi, infine, si separano
quando quelli che si odiano fra loro
vanno a dormire nello stesso letto,
segue la solitudine quei flutti…
[041] Dissonetti
XLI
Miei signori, Gemelli, ai quali devo
quest’ingegno e l’accidia, arditi slanci
stolte e le titubanze, quando elevo
chi altri c’è come me gli occhi al tranquillo
carosello di stelle? Non credevo
tanto limpido e puro degli aranci Continua a leggere
Sonetto 18, Shakespeare
Ad un giorno d’estate te confronto,
che tanto sei più amabile e pacato?
Le gemme a maggio scuote brusco il vento
fin troppo breve è il fitto dell’estate;
e la vista del cielo a tratti abbaglia
né il suo cospetto, poi, è sempre d’oro;
ogni beltà declina dal suo bello
per un caso o per corso di natura,
[011] Esercizi
My strange relationship
Can’t live with you, can’t live without you
What it’s all about? Do you know?
—Prince
È stato l’altra sera che per caso
appena il mio telefono è squillato
(vi ho scorto già il tuo nome)
in quell’infinitesimo intervallo
(affatto impercettibile,
ma pure che esiste davvero)
nel solco fra il silenzio e la parola
(prima di dire Pronto?)
è scaturito un pensiero stupendo
(ed insieme terribile)
mai pensato finora, spaventoso.
Da solo si è insinuato
di soppiatto fin dentro l’interstizio
fra il piano del sensibile e l’eterno
(e mi ha colto del tutto
impreparato; anche indifeso, forse):
prima come un rigagnolo,
ma, poi, cascata dal fragore assurdo
nell’altro dei mondi là dove
il secolo è solo un secondo
e un attimo dura per anni.
Epigramma, Callimaco
“Ave, o Sole” dicendo Cleòmbroto d’Ambracia
giù dall’alto di un tetto si è buttato.
Della vita contento aveva appena letto
sull’anima lo scritto di Platone.